Inizi
dunque a scrivere
Iniziai
a tirar giù un copione alla Almodòvar. Troppo complicato.
Come mi muovevo rischiavo di grosso. All'epoca facevo analisi
transazionale, il mio terapeuta finì la seduta domandandomi
se forse non era meglio far parlare chi voce già c'è
l'aveva. Mi sono sentita smarrita, ma comunque presi una decisione:
conoscere una Trans, possibilmente latinoamericana per restare
fedele al mio taglio letterario, la cui storia avesse un messaggio
positivo da comunicare. La trovo quasi subito: giovane colombiana,
bella, carismatica, solare. L'ideale per un lieto fine che getti
un ponte di comunicazione fra gli estremi, fra "normali"
e "diversi", affinché l'abisso fra i vari mondi
si riduca. L'intenzione che mi animava era quella di provare ad
aprire una finestra aperta sul mondo negato, offrire uno strumento
di dialogo sociale. Ma senza morbosità, avrei scelto di
insistere sugli aspetti umani e sentimentali della vicenda.
...e
poi le interviste
Sì,
e scopro che Diana discende in linea diretta dai fondatori spagnoli,
e la sua balia dalla principessa india capotribù dei Talaga
Calambas. Mi innamoro subito della storia, dei luoghi e dei personaggi.
Mi metto alla ricerca etnologica, geografica, e storica della
Colombia. Viaggio immaginariamente nell'entroterra culturale.
Una cosa curiosa: attraverso una leggenda popolare scopro che
molte delle tribù precolombiane erano ad organizzazione
sociale matriarcale. Infatti, Diana cresce con accanto una figura
femminile molto forte: la nonna, una pioniere, prima donna autista
di autobus, amata dai suoi operai nelle piantagioni di cottone,
tabacco, caffè e canna da zucchero.
E' stato molto interessante studiare che in America Latina in
quasi tutti i popoli indigeni preistorici imperava l'ordine matriarcale,
i doveri e i diritti dei figli si imponevano asseconda il clan
materno, e i cui valori erano la solidarietà, l'assenza
di possessioni, l'atteggiamento comunitario. Addirittura il padre
simulava il parto, e poi restava recluso finché cadeva
il cordone ombelicale, nel frattempo si lagnava e si provocava
emorragie da taglio all'altezza dei polmoni per simulare il sangue
del parto. I parenti facevano visita al padre e si prendevano
cura di lui, mentre la madre, dopo il parto tornava subito ad
armeggiare nella casa. Un giorno, però, l'uomo smette di
essere nomade e viene a patti con le donne. Per prendere il loro
potere si organizza in società segrete sessiste, selettive
e discriminatorie, organizzate a struttura gerarchica, e prende
corpo il potere patriarcale, i cui valori sono la ricchezza e
la sua protezione, dunque le guerre, la povertà e la sottomissione.
Mi
parli di come hai affrontato l'episodio delle violenze sessuali?
C'è
un episodio di pedofilia subito all'età di 8 anni, colpevoli
gli amici di famiglia. Il messaggio che il bambino tenta di inviare
ai genitori attraverso i disegni, non viene interpretato da nessuno:
lui da sempre disegnava sirene dalla faccia gialla e rotonda come
il sole che rappresentavano i membri delle famiglia e le persone
amiche. Dal momento dello stupro inizia a disegnare sirene dalla
faccia viola, malata e angolosa, ma nessuno riesce a capirlo.
Le sirene malate... ormai si era trasformato in una "missione"
per me: le avrei fatto volare libere e sane, sorridenti, sulla
Valle del Cauca, il paradiso terrestre colombiano pieno zeppo
di orchidee selvagge... Sirene e orchidee, ecco le due coincidenze
Progetti
per il futuro?
Ci
piacerebbe fare un film. La sceneggiatura è quasi pronta,
la protagonista splendida. Questa è un'era di femminilità
espansa. I Transessuali rappresentano al meglio la passione del
nostro tempo inquieto e burrascoso, incarnano bene le tensioni
e le contraddizioni delle metropoli, la terra di nessuno tra eterosessualità
e omosessualità che cova nel profondo di ognuno di noi.
E' ora di rispettare le scelte ben motivate senza delegittimarle.
E' ora di finire con i tabù che ci schiavizzano entro schemi
rigidi e inflessibili e che limitano l'evoluzione. Penso che accettare
la diversità sia sinonimo di maturità, elasticità,
intelligenza e generosità; non accettarla, egocentrismo,
piattezza, ottusità. La storia di Diana Casas è
una vittoria di libertà in una società che relega
i diversi in fondo, all'obbligo della clandestinità, alla
prigione del moralismo infamante. Ringrazio il mio editore Di
Renzo per aver creduto in questa storia, per avermi dato l'opportunità
di contribuire con questo libro alla lotta contro la pedofilia
e le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale.
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