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Bruna
Bianchi
"Una
Chi"
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"Scrivo
romanzi hard perché da sempre credo che la sessualità
sia l'enigma centrale della nostra esistenza, della nostra identità.
Fin da ragazzina mi sono interrogata su questo mistero e tutta
la mia storia è stata una ricerca nella stessa direzione".
Bruna
Bianchi era riuscita per diverso tempo, dopo l'uscita
del suo primo libro -un vero best-seller: "E duro campo di
battaglia il letto"- a tener nascosta la sua identità.
Si era data uno pseudonimo, quello di Una
Chi (la parte finale di Bruna, e quella di Bianchi)
semplicemente per tranquillità. Ma troppo eclatante fu
il successo quel neanche tanto lontano 1994, e troppa la curiosità:
su una sedia del Maurizio Costanzo Show una sera apparve lei,
e il mistero che stava arrovellando migliaia di italiani si svelò.
Da allora e di romanzo in romanzo la affascinante e affabile signora
- due figli ultraventenni, cattedra di letteratura tedesca all'Università
Statale di Milano, all'attivo pregevoli traduzioni di Goethe e
Thomas Mann - continua a scuotere il lettore con la crudezza delle
situazioni narrate e del linguaggio. E con il fascino di una visione
dell'eros davvero fatta di carne e sangue, in una parola di passione.
Queste
sono domande per Bruna Bianchi,
incontrata in un turbinoso fine settimana a Fiuggi in occasione
del festival della letteratura erotica al femminile, di cui lei
fu proclamata vincitrice.
Bruna mi apparve come una donna che doveva avere, nascoste tra
le pieghe del cuore, molte ferite e diversi ricordi. Ma una volta
in più questa cosa mi ha confermato la mia teoria: è
solare e bello l'individuo che ha dato molto, indipendentemente
dal suo aspetto. E Bruna è bellissima.
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Monica:
Insomma, questo EROS tra uomo e donna è un conflitto senza
speranza?
Bruna
Bianchi: Senza speranza di pace, sì. Non
tanto tra i contendenti (che possono anche mettersi d'accordo
con aggiustamenti più o meno taciti e più o meno
ipocriti), senza speranza di pace per chi questo conflitto lo
vive e sa di viverlo. Così succede anche alle protagoniste
dei miei libri, da E duro campo di battaglia il letto a L'ultimo
desiderio: queste donne sono senza pace perché sanno benissimo
di subire con l'uomo che adorano una situazione umiliante, ma
sanno anche benissimo di doverla subire se vogliono godere, amare,
magari essere amate. Non si ribellano perché l'unica soluzione
sarebbe la fuga, il rifiuto, e quindi la perdita dell'unico piacere
erotico possibile, quello che comporta la sottomissione all'uomo.
L'eros non è democratico, è violento, è incivile:
e perciò incompatibile con la coscienza civile di tutti
noi. Niente piacere, niente amore senza il potere dell'uno, senza
la sottomissione dell'altra. A CIO' SI RIBELLA LA NOSTRA COSCIENZA,
MA NON IL NOSTRO DESIDERIO. Il conflitto quindi è un conflitto
interno: interno soprattutto alle donne, visto che è più
comodo essere padrone piuttosto che schiavo. Questo autentico
dramma è ciò che i miei libri cercano di mostrare,
ossia una cosa molto seria, anche se sono semplicemente storie
d'amore e di sesso raccontate (almeno lo spero) in modo lieve,
divertente, senza mai appesantire il testo con un solo grammo
di teoria.
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Monica:Tu
hai avuto un passato in epoca di femminismo. Hai militato, sicuramente...
e questa battaglia era allora senza possibilità di vittoria?
(la donna come l'uomo, intendo ... )
Bruna
Bianchi: Se ti riferisci alla cosiddetta emancipazione
delle donne (tipo: avere gli stessi diritti etc.), dobbiamo riconoscere
che questa battaglia è cominciata molto prima del femminismo
anni Settanta e che, anche grazie a quest'ultimo grande movimento
di massa planetario (nel quale ho militato da umile riserva),
qualche vittoria parziale, parzialissima, l'ha ottenuta. Qualche
straccio di legge più favorevole, un minimo di rispetto
per se stesse da parte delle donne... almeno in qualche paese...
ben poco. Ma il rapporto tra i sessi, basato com'è sull'eros,
non poteva essere cambiato e non lo è stato.
Monica:
Non era possibile accorgersene prima?
Bruna
Bianchi: E restarsene a casa mentre le altre manifestavano
o facevano le riunioni di "autocoscienza"? No. E' stato
molto bello riconoscersi donne, e terribile. Riconoscere di non
esserci, di essere oggetti, non soggetti, di aver creduto a miti
fabbricati da qualcun altro! E' stato terribile, tragico, ma anche
bello. La conoscenza illumina, anche se magari solo la schiavitù.
Meglio luce che buio! Certo, uscirne era ben altro, era quasi
impossibile. Due sole alternative: o il lesbismo o il convento.
Infatti anche le mie protagoniste spesso non si accontentano della
sofferenza che il rapporto con l'uomo comporta e cercano qualcosa
di diverso, qualcosa che non esiste, un amore senza potere. E'
stato importante per me, per esempio in Il sesso degli angeli,
mostrare l'enigma abissale che una donna non riesce a risolvere
quando cerca di amare un'altra donna, perché questo scacco
io l'avevo vissuto con grande dolore. Non so come se la cavino
le lesbiche "vere", spero meglio (infatti le figure
di lesbiche nei miei libri sono figure d'utopia: le rappresento
come vorrei che fossero). Ma resto convinta che non esista piacere
erotico nel genere umano se non legato al potere, alla violenza.
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Monica:
Lascia un messaggio per le giovani generazioni. Te la senti?
una specie di "istruzioni per l'uso".
Bruna
Bianchi: Non me la sento tanto. Se le alternative -
rispetto all'inamovibile potere maschile nell'eros, ai cui piedi
sta il nostro desiderio - sono solo, come dicevo, o il lesbismo
o il convento, come potrei pretendere o solo raccomandare a una
donna giovane, ancora in possesso di tutti i suoi estrogeni, di
inventarsi un amore da schiava a schiava o addirittura di rinunciare
all'eros? No. Umilmente suggerirei di combattere per un minimo
di dignità, non nella camera erotica - dove non c'è
dignità che tenga -, ma almeno fuori di essa, nei rapporti
personali e sociali, di non lasciarsi calpestare, non del tutto.
E di accettare l'eros così com'è, finché
ne abbiamo voglia o dobbiamo, cercando di trarne il massimo piacere
possibile, salvaguardando intanto la lucida coscienza della sottomissione
necessaria. Le mie protagoniste, addirittura, lottano furiosamente
- così come, del resto, anche i miei protagonisti - per
il proprio desiderio. Evviva l'emozione violenta! Finché
ce ne sentiamo capaci. Solo dopo, in menopausa per esempio, quando
il tempo comincia finalmente a lavorare per noi, possiamo davvero,
se siamo in grado di permettercelo economicamente, sottrarci all'amore
dell'uomo per noi, a questo amore che ci sottomette, e salvarci
nella solitudine. Questa è la scelta già in parte
della mia penultima protagonista, quella di Ti vedo meglio al
buio (di cui è forse raccomandabile la lettura alle donne
in menopausa, e agli uomini), e soprattutto dell'ultima, quella
del mio (non per caso) Ultimo desiderio.
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Monica:
Tu dici di aver fatto una scelta di semi-solitudine: casa isolata,
lontana dalla gente, in autonomia totale. Ma si può vivere
senza "amore"? o meglio, si può vivere con amore
(magari per la natura, per gli animali, per i figli etc.) escludendo
L'UOMO, cioè l'EROS?
Bruna
Bianchi: Si può se si è abbastanza vecchie...
Perché, in una certa fase avanzata della nostra vita, succede
che il desiderio svanisce. Capisci, svanisce, così. Non
è perché tu lo vuoi, siccome sei stufa e non ne
puoi più, di essere amata così. No, sei tu che non
sei più adatta, non solo a essere amata così, ma
ad amare così. lo ho oggi cinquantotto anni, forse pochi,
ho avuto una zia settantacinquenne che si metteva ancora il baby-doll
per l'amante. Sarà perché ne ho fatte "di cotte
e di crude", ma io oggi alla mia età non ne ho più
voglia, tutto qui. Allora è molto facile vivere senza quell'amore
lì. Come giustamente dici tu ce ne sono altri (per me i
miei sette adorati cani), c'è l'affetto per i figli (ne
ho due, femmina e maschio, sui trenta) e per il mio grandissimo,
inarrivabile amante che ancora, a suo dire, mi ama. Lo vedo i
fine settimana... Ma l'amore, quello di una volta, non appartiene
più a quella che sono diventata. Certo che preferirei essere
ancora giovane, o anche quarantenne o cinquantenne, certo che
preferirei poter desiderare e vivere ancora emozioni violente,
anche se umilianti! Ma il mio tempo è finito.
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Monica:
Progetti per il futuro?
Bruna
Bianchi: Ebbene sì, ne ho malgrado tutto. Due
progetti: uno stupendo assemblaggio di brani, in parte antichi
in parte nuovi, tra il narrativo-autobiografico e il riflessivo,
molto estremi nel linguaggio e nella ricerca formale oltre che
nel pensiero, dedicati a un essere (io) che, nella mia visione,
non è donna e non è uomo, ossia non è. E
poi un testo all'incirca filosofico (aforismi, spezzoni narrativi
etc.) sulla "condizione femminile", un testo provocatorio
che dovrebbe intitolarsi Della sfiga. Già, io la vedo così.
Depressione? Certo. Ma è solo scrivendola, la depressione
ben giustificata che è il prodotto di tutta la nostra vita,
che possiamo salvarci la vita.
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Monica Maggi
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